24 aprile 2014

[HIT 3] I limiti della formazione d’aula (parte prima)

Il problema principale della formazione d’aula, esperienziale o outdoor, è che è costruita per ottenere la COMPRENSIONE dei problemi e delle dinamiche sul lavoro, non la PADRONANZA delle tecniche o delle strategie per superarli.

La conseguenza è che i partecipanti sperimentano un senso di incompletezza: vengono “destabilizzati” nelle conoscenze consolidate, gli vengono proposti comportamenti alternativi, ma senza essere messi in grado di agire questi nuovi comportamenti.

Le attività metaforiche (giochi d’aula, outdoor training, soft outdoor, metafore varie) vengono usate per destrutturare abitudini e convinzioni: mettono in evidenza dinamiche che interferiscono con le attività di lavoro (es. il dilemma del prigioniero mette in luce le dinamiche di sopraffazione istintive che interferiscono con la cooperazione). Al gioco segue l’analisi del docente (debriefing) che serve a spiegare le dinamiche.

Manca una fase in cui il partecipante impara a gestire i meccanismi interferenti.

Manca una fase in cui il partecipante può toccare con mano come la dinamica interferisce con i processi di lavoro che lo riguardano.

Manca una fase in cui il partecipante applica al proprio contesto di lavoro e al ruolo esercitato la nuova consapevolezza.

Usando una analogia: è come se un allenatore misurasse in quanti secondi percorri i 100m, semplicemente rimandandoti il messaggio (sott’inteso) che potresti fare molto di più… ma senza darti la possibilità di allenarti per incrementare le tue capacità.

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